Giornata della memoria: la dichiarazione di Milena Santerini
Più di venti anni fa è stata istituita la Giornata della memoria: il 27 gennaio, data dell’apertura dei cancelli di Auschwitz.
Da quel momento si discute su tutto ciò che rappresenta: fine di una tragedia inimmaginabile, di uno sterminio sistematico e senza precedenti, e inizio di una nuova libertà per i popoli europei fondata sull’uguaglianza di ciascuno, nessuno escluso.
Non eravamo preparati però ai rischi di amnesia che vediamo oggi intorno a noi. Negli anni questa memoria rischia di indebolirsi, i testimoni vanno scomparendo e ci si chiede come conservarla.
L’esibizione della svastica posta su una bara sul sagrato di una Chiesa, la martellante propaganda antiebraica online, le manifestazioni dei No vax che esibiscono la stella gialla o le casacche dei deportati sono solo alcuni tra i segnali inquietanti di antisemitismo che attraversano la nostra società.
Ci chiediamo perché minimizzare una colpa così grande, una sofferenza profonda che ha distrutto intere comunità e segnato le generazioni seguenti.
Alla negazione esplicita non si arriva, se non in rari casi, anche perché è illegale, e si ha paura di essere considerati razzisti.
Ma anche se non si ha neanche il coraggio di negare apertamente la Shoah, si può minimizzare gli eventi, banalizzare la storia, deriderne i simboli e i sopravvissuti, come Liliana Segre.
L’Olocausto diventa un fatto non più grave di tanti altri, paragonabile a doversi mettere una mascherina per proteggersi dal virus, si rimuovono le responsabilità collettive, si ricorre ai vecchi pregiudizi sulla cospirazione ebraica.
É questa distorsione della Shoah la nuova sfida di una memoria che vogliamo conservare viva.
Milena Santerini, Coordinatrice Nazionale contro l'Antisemitismo