WELLBEING E SPAZI DI LAVORO: CREARE UN AMBIENTE PIACEVOLE DA VIVERE
Il nono Phygital Work Talk, la serie di incontri per la rivoluzione degli ambienti di lavoro, si è concentrato sul benessere organizzativo.
Condotto dal nostro vicepresidente Andrea Cioffi e da Monica Bormetti, psicologa del lavoro che si occupa di digital well being, è stata un’ottima occasione per un confronto aperto con tre professionisti del settore:
- Marianna Benatti, Well-being & WorldClimate (Internal Sustainability) Leader Deloitte Central Mediterranean
- Carlo Rossini, Sustainability Coordinator Progetto CMR
- Giulio Graziani, Founder & CEO Freebly.
Ospite anche Carla Gomez Paloma, Young Member IAA Italy Chapter e Account presso McCann Worldgroup Italy.
Riviviamo insieme gli aspetti salienti della puntata.
IL NONO PRINCIPIO DEL PHYGITAL WORK MANIFESTO
“Un ambiente di lavoro Phygital è piacevole da vivere” così recita il nono principio del Phygital Work Manifesto.
Insieme, diversi corollari ne ampliano la portata valorizzandone il senso.
Un ambiente di lavoro Phygital è un ambiente dove il lavoro è impegno per il raggiungimento di un benessere professionale e personale; un ambiente sicuro e salubre che rafforza l’equilibrio personale risulta pertanto compatibile con le diverse fasi della vita personale.
A rafforzare ulteriormente la sua portata sono i risultati della ricerca empirica, a validazione del Manifesto, condotta in collaborazione con l’Università Cattolica.
Chiedendo ai giovani della Generazione Z di scegliere, ipoteticamente, tra carriera e benessere lavorativo i risultati sono stati evocativi. Infatti, solo il 22.5% dichiara di preferire la carriera, a fronte del 51.9% che ricerca benessere.
Risulta allora evidente quali siano le preferenze dei giovani nativi digitali che, pur essendo alle porte del mondo del lavoro, ne hanno già un’idea chiara.
Ma cos’è emerso durante la puntata?
GENERAZIONE Z: GIOVANI PROFESSIONISTI, MA NON SOLO
Carla spiega che per lei stimolare il benessere organizzativo significa promuovere l’inclusività e la diversità all’interno non solo del luogo di lavoro ma anche nella totalità dei vari progetti, dal loro inizio alla loro fine.
Da qui il valore inestimabile della crescita personale e professionale: è fondamentale per i giovani avere la possibilità di mettersi alla prova e imparare, basandosi sul feedback e sui suggerimenti dei propri colleghi.
Ma non solo:
“Essere giovane significa essere un giovane professionista con voglia di crescere e imparare. Allo stesso tempo si è giovani anche nella propria vita privata quindi è fondamentale un equilibrio tra il crescere come professionisti e il riuscire a coltivare gli interessi, le amicizie e le passioni personali”
Se questo è vero, allora sorge spontaneo un interrogativo: come creare un equilibrio tra essere un giovane professionista ed essere un giovane che ha l’opportunità di vivere le esperienze di vita personale?
Una provocazione per tutte le aziende che vogliono concorrere alla battaglia dei talenti e che mirano ad attrarre e mantenere professionisti in azienda.
Una sfida per tutte le aziende che desiderano ingaggiare i giovani della Generazione Z: la generazione transitoria, che non resta fedele per più di tre anni allo stesso datore di lavoro.
Quali sono allora le aspettative?
“Per me sostenibilità racchiude in sé un senso più ampio: le imprese dovrebbero porre attenzione a tutti i suoi dettagli, come i materiali di cui sono composte forniture e la riduzione degli sprechi. In più, penso sia molto stimolante un luogo di lavoro in cui sono presenti spazi ricreativi e di condivisione che permettono di fare team building e lavorare in modo più efficiente”
Collaborazione e team building che sono oggi più che mai importanti, considerando l’aumento del lavoro da remoto e la compenetrazione della dimensione del lavoro online a quella offline.
Se il digitale è oggi fondamentale, non viene però meno l’importanza degli spazi fisici condivisi, i quali sono un biglietto da visita per tutti i potenziali collaboratori e possono diventare fonte di vantaggio competitivo aziendale.
LA CONFIGURAZIONE DEGLI SPAZI DI LAVORO
Ricollegandosi a quest’ultimo aspetto, Carlo Rossini spiega come progetto CMR sia una realtà ventennale che si occupa di configurare gli spazi di lavoro.
Hanno progettato un metodo di lavoro trasversale su più settori grazie alla conoscenza approfondita delle tematiche e delle abitudini delle singole aziende in cui tali spazi si declinano.
La conoscenza dei singoli ambienti di lavoro è infatti fondamentale: la configurazione degli spazi è un mondo in continua evoluzione che diventa ricerca del desiderio dei giovani di capire i modi futuri di vivere il lavoro.
Serve quindi una visione multidisciplinare, che si compone di aspetti tecnici e pratici per giungere ad una soluzione pragmatica.
“Lo spazio di lavoro è un fattore importante di attraction e retention dei dipendenti: nato con l’UX ora è un elemento cardine della progettazione degli spazi. Il luogo di lavoro è il luogo dove le persone vanno a parlare di lavoro e non a lavorare”
Un tema caldo che fa sorgere una domanda tra gli spettatori: quali sono le variabili più importanti e strategiche da considerare in ambito wellbeing ?
Come prima cosa la scelta dei materiali che si coniuga con la qualità materica.
La scelta dei materiali, infatti, trasmette una sensazione naturale anche attraverso la sostenibilità degli stessi; qualità materica si riferisce a prodotti atossici e capaci di ridurre l’inquinamento dall’aria.
In questo equilibrio esistono sistemi di sensori che permettono di abbinare scelte architettoniche a scelte tecniche generando dati permanenti che offrono la possibilità di capire come gestire gli spazi.
Tali dati risultano utili a diffondere un senso di sicurezza tra i collaboratori, stabilendo un rapporto di fiducia e promuovendo il senso di appartenenza: i primi stakeholders di un’impresa, di fatto, sono le persone che vivono i suoi spazi.
In secondo luogo, c’è un tema di illuminazione: la luce naturale richiama la naturalità dello stesso.
Non da meno, si deve considerare il benessere acustico attraverso la progettazione di spazi che sappiano garantire e tutelare la privacy dei collaboratori e che siano idonei alle diverse attività svolte.
WORKLIFE INTEGRATION
Marianna Benatti spiega come il concetto di worklife integration sia differente dall’equilibrio tra vita professionale e privata. Infatti se l’equilibrio assume un’equità aprioristica delle due dimensioni, l’integration dipende dalla fase di vita che ciascuno vive, che rendono un genitore differente da un ragazzo.
“L’importante non è focalizzarsi in modo assoluto sull’integration ma concentrarsi sulla flessibilità: dare il tempo alle persone di organizzarsi per dedicarsi a tutte quelle attività che lo arricchiscono come persona, nel lavoro o nella vita privata.”
In questo senso, Deloitte promuove la flessibilità e l’autonomia delle persone, incentivando il senso di responsabilità diffusa: un’impresa che vende servizi ha bisogno di persone che sono nelle condizioni ottimali affinché possano farlo al meglio.
Innovatività, proattività, problem solving non sono caratteristiche regolamentate dal contratto di assunzione ma sono skills che emergono solo se le persone si sentono bene fisicamente, mentalmente e socialmente.
Creare una strategia di well being significa lavorare su tutti i fattori che fanno stare bene le persone, offrendo supporto alle situazioni che possono creare stress e influire sulla loro capacità di resilienza, già aggravata dalla crisi pandemica, il cui effetto si riflette nelle stime che prevedono come ansia e depressione diventeranno le malattie più diffuse nel 2030.
Giulio Graziani riprende i concetti appena introdotti, spiegando come Freebly nasca da una crasi tra freedom e flexibility. Secondo la loro filosofia, si deve coniugare lo stile di vita del professionista in modo che sia coerente con la sua persona, partendo dal suo purpose.
“Noi vogliamo aggregare le persone su una base valoriale prima ancora che su una base professionale: per noi il beneficio della produzione e della flessibilità finanziaria si associa al beneficio psicologico che rende le persone felici”
Serve dunque incentivare le persone ad avere la consapevolezza dell’importanza di vivere l’hic et nunc, il qui e ora.
COME DEFINIRE UNA STRATEGIA DI WELLBEING
Il well being aziendale è da progettare secondo una precisa pianificazione strategica, ovvero individuando KPI, capendo i need delle persone, definendo un piano e implementandolo: solo così si creano attività e si propongono win win per entrambe le parti.
I KPI sono fondamentali per creare piani di lungo periodo: in Deloitte si fa ricorso al Wellbeing Index, uno strumento che permette di misurare il livello di benessere delle persone in azienda e individuare i gap per capire come migliorare nel tempo, offrendo alle persone gli strumenti necessari per migliorare il proprio benessere.
Definito da una survey anonima condotta ogni anno e mezzo, permette di avere una fotografia della situazione attuale per elaborare piani specifici, implementando le azioni necessarie per migliorare l’attuale.
Durante l’incontro si sottolinea inoltre l’importanza di integrare la strategia di well being con le altre strategie in vece alle risorse umane e alla sostenibilità: se le persone sono un asset fondamentale dell’azienda, allora le aziende per essere sostenibili nel tempo devono tutelare il benessere delle persone.
Proprio per questo il well being permette anche di mitigare i rischi SNG legati all’ambiente, alla società e alla governance.
Recuperando l’importanza della misurazione e del monitoraggio si può citare anche Well, lo schema di certificazione dello spazio di lavoro proposto da progetto CMR, il quale ha in sé elementi tipicamente in essere alla sostenibilità ambientale.
Gli elementi cardine della certificazione sono gli impatti dell’ambiente ideato al fine di favorire il benessere delle persone: aria, acqua, movimento dello spazio, economia degli spazi di lavoro, salute e benessere mentale.
Quali sono dunque gli aspetti chiave emersi dall’incontro?
- Favorire il well being significa promuovere un cambiamento culturale: si tratta di un processo in divenire da attuare quando concorrono le condizioni ottimali.
- Nelle fasi di misurazione e monitoraggio è necessario capire i bisogni delle persone: non chiedere loro cosa vogliono, bensì raccogliere dati per poi agire.
- Il benessere non significa solo equilibrio: comprendere le fasi di vita che caratterizzano il singolo è fondamentale per offrire un’esperienza di lavoro memorabile e salubre.
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QUAL È IL FUTURO DEL PHYGITAL WORK MANIFESTO?
Il Phygital Work Manifesto nasce all’interno dell’hub dell’employer branding di IAA Italy Chapter e crea un’unione tra diverse funzioni aziendali che di solito difficilmente si trovano a contatto diretto: marketing, comunicazione, ricerca e sviluppo, risorse umane sono solo degli esempi.
Innovare le organizzazioni è un tema culturale che implica lo sviluppo di nuove competenze su più livelli e porta con sé la cultura dell’apprendimento continuo per stare al passo con i cambiamenti contestuali.
Coerentemente al quinto principio, il Phygital Work Manifesto è un’iniziativa supportata da progetti eterogenei che vedranno IAA Italy Chapter collaborare con realtà diverse così da stimolare la contaminazione di esperienze, competenze ed espandere la Phygital Work Revolution in più settori.
Insieme a Great Place To Work Italia, firmatario e redattore del Manifesto, verrà lanciato un percorso certificativo dedicato ad aziende e professionisti per veicolare e comprovare competenze Phygital.
Ulteriore novità è l’IAA Academy: un’area di formazione accessibile a tutti gli associati con contenuti ispirazionali di marketing e comunicazione a livello trasversale e soprattutto internazionale.
Proseguiranno anche le ricerche empiriche all’interno dell’Osservatorio Digitale, al fine di conoscere meglio i giovani della Generazione Z e osservare i cambiamenti di un mondo in continua e incessante evoluzione.